Bolsena e' il piu' importante tra i centri che si affacciano sul lago omonimo, e' nota per la sua storia, le sue opere d'arte e per il celebre miracolo eucaristico del 1263. Stupenda e' la sua posizione, sulle colline degradanti dei monti Volsini nel versante nord orientale del lago, il piu' grande d'Italia tra quelli di origine vulcanica. Un sostanziale contributo alla sua notorieta' turistica e' dovuto alla statale Cassia, un tempo la via "francigena" percorsa per molti secoli, dai pellegrini tra Siena e Roma, ma anche dalle anguille di dantesca memoria che il papa Martino IV annegava nella vernaccia, compiendo cosi' il fatale atto di gola che lo avrebbe portato dritto in purgatorio. Il territorio parla il linguaggio di tante civilta', soprattutto di quella villanoviana( Eta' del ferro IX-VIII secolo a.C.) di cui gli etruschi furono protagonisti. E' di questo periodo una delle scoperte piu' suggestive compiute alcuni decenni fa' dall'archeologo Alessandro Fioravanti, in localita' Gran Carro, sono stati ritrovati vicino alla riva , ad una profondita' fra i cinque e gli otto metri, resti di ceramiche del periodo villanoviano: alcuni pali di legno conficcati nel terreno melmoso, ossuari, vasi, frammenti ed altro, appartenenti a un villaggio palafitticolo. Oggi gran parte di queste preziose testimonianze si trovano allestite nella Rocca Monaldeschi. Sappiamo che la probabile antenata Velzna fu l'ultima delle dodici citta' della confederazione etrusca a cadere nelle mani dei romani (265 a.C.), ma restano ancora seri dubbi sulla sua ubicazione.
Alcuni ritengono che si trovasse sulla rupe di Orvieto (circa 30 km a nord-est), per altri era a due passi dall'attuale centro abitato. L'ipotesi di una Velzna sul sito di Bolsena non sarebbe pero' sostenuta dalla consistenza delle necropoli(Poggio Pesce, Battaglini ed altre), piuttosto piccole per una citta' confederata. In attesa di altre ricerche, ci interessa ricordare che la Volsinii dell'eta' romana ( cosi' ribattezzata dai conquistatori) ebbe grande importanza, dovuta alla felice posizione presso il lago e sulla via Cassia. La citta' eletta a municipio, disponeva di due complessi termali, un anfiteatro, ville lussuose, il foro e una moderna urbanistica, come e' in parte documentato dagli scavi in localita' Poggio Moscini e Mercatello. Volsinii conservo' anche un certo prestigio nei primi anni del Cristianesimo: le catacombe di Santa Cristina (martire a cui e' dedicata la collegiata) che si sviluppano sotto una collina tufacea, gia' adibita nei secoli precedenti ad area cimiteriale, sono le piu' vaste ed importanti dell'alto Lazio.
Nell' VIII secolo vennero in parte usate da una colonia di longobardi, come testimoniato da oggetti rinvenuti sul posto. Proprio in questo periodo, culminante in una serie di distruzioni barbariche, che la citta' conobbe un triste abbandono. Passata al patrimonio della Chiesa, nel 1186 fu presa da Orvieto, sotto cui rimase per oltre un secolo. Nel 1375 si ribello' all'autorita' pontificia dietro istigazione dei Monaldeschi della Cervara e, per punizione, il papa Gregorio IX fece abbattere le sue mura. Ritornata ai Monaldeschi, dopo qualche anno, nel 1451, venne di nuovo annessa alla Chiesa. Il monumento piu' rappresentativo e' la Collegiata di Santa Cristina le cui forme attuali si riferiscono, per buona parte, agli interventi operati alla fine del Quattrocento dal cardinale Giovanni de' Medici. E' il risultato di una serie di sovrapposizioni, forse risalenti al periodo pagano e certamente all'epoca di costruzione del primo oratorio, ricavato dal taglio delle gallerie catacombali circostanti il sepolcro di Santa Cristina.
L'ambiente, poco piu' di una grotta, fu teatro nel 1263 di un prodigio eucaristico, quando un sacerdote boemo, certo Pietro da Praga, vide uscire del sangue dall'ostia consacrata che macchio' il corporale ed alcune pietre del pavimento. Secondo la tradizione, l'evento miracoloso servi' a corroborare la fede di quel prete e dei credenti del tempo. Il pontefice Urbano IV, l'11 agosto 1264, promulgo' la bolla che istituiva la festa del Corpus Domini. Le pietre macchiate del sangue di Cristo sono venerate nella Cappella del Miracolo di Bolsena, eretta nel 1693( con facciata ottocentesca del Vespignani). Agli occhi del visitatore l'intero complesso si presenta come l'unione di tre chiese attigue:la Grotta di Santa Cristina, la Cappella del Miracolo, e la Collegiata, cui si deve aggiungere la Chiesetta di San Leonardo, affiancata sulla destra. Altro monumento di rilevante interesse e' il Castello Monaldeschi, risalente al XIII-XIV secolo. Devastato dalla popolazione nel 1815, per impedire che cadesse nelle mani di Luciano Bonaparte, e' stato ricostruito a pianta quadrata con quattro possenti torri angolari e coronamento " a sporto" su beccatelli di pietra.
Nell'interno e' allestito il Museo territoriale del lago di Bolsena che propone un insolito itinerario storico, folcloristico e ambientale per le localita' del bacino lacustre. Ubicato appena piu' in basso del castello e' il Palazzo Del Drago, di stile rinascimentale, con alcune stanze decorate da un ciclo di affreschi manieristici. In Piazza Matteotti, troviamo la romanico-gotica Chiesa di San Francesco, ampliata e abbellita con due cappelle nel 1425.Nei pressi del centro abitato, lungo la vecchia strada per Orvieto, soge il Santuario della Madonna del Giglio, ricostruito nella seconda meta' del Cinquecento e piu' volte restaurato in epoche successive. Una passeggiata nel centro storico, le cui viuzze s'ammantano di un tappeto di fiori nel giorno del Corpus Domini, offre l'occasione di apprezzare un'urbanistica medioevale, in parte ben conservata e con ambienti di raffinata eleganza, destinati a taverne e botteghe d'arte. E' bellissima la passeggiata verso il lago (viale Colasanti) tra secolari alberi di platani e pioppi. Il 23 e 24 luglio viene mirabilmente rievocato il martirio di Santa Cristina con una serie di quadri viventi,allestiti in alcune piazze del paese.