Blera Si distende a sud-ovest del Viterbese, su uno sperone tufaceo alla confluenza del rio Canale col torrente Biedano. Le profonde gole che lo circondano hanno favorito, l'insediamento umano che raggiunse una sua stabilita' nell'VIII secolo a.C. Per la vicinanza al mare e l'altitudine di bassa collina, gode di un clima mite; il suo territotio solcato da profondi valli, con folte macchie di tipo mediterraneo, e' stato piu' utile all'allevamento del bestiame allo stato brado che all'agricoltura. Il toponimo potrebbe derivare dal greco filera (luogo fortificato), o dall'ebraico beera (pozzo) o, addirittura, dall'etrusco phlera. Sta di fatto che il nome Blera e' riportato nelle epigrafi latine e in tutti i documenti anteriori al X secolo d.C. successivamente si trasforma in Bleda e poi in Bieda e dal 1952 si e' tornati alle origini col nome antico di Blera. La localita', veniva considerata dagli etruschi una delle piu' importanti dell'Etruria meridionale. Lo testimoniano le imponenti vestigia delle vaste necropoli di Casaletto, Pian del Vescovo, Puntone Graziolo, Santa Barbara.
La via Clodia (III secolo a.C.),la regina delle consolari, piu' che un'arteria concepita in un'unica visione progettuale, sembra il risultato di un lento assemblaggio di vari tracciati gia' esistenti in epoche precedenti. Suggestivo il tratto nei pressi del ponte del Diavolo , a fondo valle, dove si confondono le acque del Biedano e del rio Canale prima di riprendere , con maggiore vigore , la corsa verso il mare. Allo stesso modo i segni della civilta' etrusca sfumano, o meglio evolvono, in quelli della Roma repubblicana e imperiale. Infatti, tra le vicine necropoli si insinuano i colombari romani , a volte monumentali, con migliaia di loculi, mentre resti di colonne, murature e ceramiche appaiono qua e la', perfino in pieno centro abitato.
In eta' imperiale, Blera fu municipio, con cittadini illustri che rivestirono prestigiose cariche civili e militari. L' equilibrio urbanistico e sociale venne infranto dalle invasioni barbariche, quando le popolazioni furono costrette a rivedere le loro abitudini di vita, rifugiandosi nelle tombe trasformate in occasionali abitazioni rupestri, di cui restano ancor oggi tracce esemplari. Nell'alto Medioevo Blera fu la prima diocesi della Tuscia romana: la lunga teoria di vescovi (una quindicina in circa cinque secoli) venne iniziata, secondo la tradizione, da San Vivenzio, patrono della citta', al quale gli abitanti riservano un'affettuosa venerazione. Nel 738 Blera venne donata alla Chiesa, costituendo , uno dei primi nuclei del patrimonio di San Pietro in Tuscia. Qualche anno dopo fu assediata e distrutta da Desiderio, ultimo re dei Longobardi e, successivamente, restituita alla chiesa da Carlo Magno. Risalgono a quel periodo i due papi originari del posto : Sabiniano I (604-606) e Pasquale II (1099-1118).
Dopo essere appartenuta in feudo ai Vico, fu occupata nel 1465 dagli Anguillara, per poi passare alla famiglia Cesi e ritornare, nel 1572, sotto il pontificato di Gregorio XIII, alla Camera apostolica. Alla fine del secolo scorso , vennero avviate, da parte di vari istituti archeologici, le prime campagne di scavi. La continuita' di insediamenti, di cui parlavamo, si fa vedere anche nell'urbanistica e nelle strutture dell'attuale centro storico. Portali, finestre, stemmi, scale, archi segnalano una vita vissuta nel rispetto del passato. Il Palazzaccio, vicino all'edificio comunale, si porta appresso l'onta di una distruzione, nel Cinquecento, decisa a furor di popolo, quale "civile" protesta dei giovani di Blera alle pretese di un barone del tempo che pretendeva di esercitare lo jus primae noctis.Nella Collegiata dell'Assunta, che sorge sulle rovine di una precedente struttura romanica , sono conservati, tra l'altro, alcuni dipinti settecenteschi ed una tela della fine del XVI secolo di Antonio da Bassano con la Vergine Assunta in Cielo; nella cripta (risalente all'XI-XII secolo) e' venerata la tomba di San Vivenzio.
Nella necropoli rupestre di Pian del Vescovo, le tombe si presentano come un alveare. Notevoli, su tutte, la tomba della Sfinge del VI secolo a.C. e la Grotta dipinta ( sul vicino pian Gagliardo) risalente al IV secolo a.C. Di Grande interesse e' il complesso di Grotte Penta, cosi' denominato per una tomba intonacata e dipinta che conserva una colonna centrale: le pitture consistono in fasce orizzontali nere e rosse e in un fregio di onde marine che si raccordano al centro in un motivo floreale. Nella zona archeologica di Grotta Porcina , si ammira uno dei piu' importanti documenti dell'architettura funeraria etrusca: un grande tumulo, di ventotto metri di diametro, risalente al VI secolo a.C. A San Giovenale, una localita' a pochi chilometri dal centro abitato,gli scavi, iniziati nel 1956 dall'Istituto svedesei studi classici capitanato di persona dal "re archeologo" Gustavo VI Adolfo di Svezia, hanno restituito tracce di un villaggio villanoviano e una serie di tombe databili tra il VII e il V secolo a.C. Precedenti cosi' aristocratici non conferiscono pero' alla cittadina di Blera i privilegi turistici che invece meriterebbe. La zona e' appartata, quasi estranea ai consueti circuiti del turismo di massa, ma proprio per questo e' ambita da quanti sono alla ricerca di stimoli particolari.