Bagnoregio Deve la sua notorieta' a San Bonaventura che vi nacque nel 1217 e alla vicinanza con Civita di Bagnoregio, il famoso "paese che muore". Si trova nel versante nord-orientale del Viterbese, laddove le colline dei Vulsini iniziano a degradare verso la valle del Tevere dando vita ad un raro fenomeno di interesse geologico: la formazione dei calanchi di argilla , su cui agisce da secoli, impietosa, l'opera distruttrice delle acque fluviali.Il nome deriva dall'antica cittadina di Balneum Regis, come si legge in una lettera di San Gregorio del 599 al vescovo Ecclesio. Nei secoli successivi fu trasformato in Bagnorea e, a partire dal 1922, nell’attuale Bagnoregio.Abitata dagli etruschi, come testimoniano le varie necropoli sparse nei dintorni, la cittadina venne successivamente occupata dai romani, dai goti e dai longobardi. Nel corso del XII secolo, era formata da due borgate, Civita e Rota, delle quali la prima aveva maggiore importanza. Sotto lo stato pontificio godette di una certa autonomia, se pure qualche volta compromessa dalla vicina Orvieto, dal ‘300 al ‘400 fu feudo dei Monaldeschi. Tra i figli illustri della città, oltre a San Bonaventura, vanno ricordati Francesco Monaldeschi, vescovo di Orvieto (1279-95) e di Firenze (1295-1303), che favorì l’inizio della costruzione delle cattedrali delle due città, e il celebre saggista-romanziere Bonaventura Tecchi (1896-1968).L'accesso al paese viene annunciato dalla Porta albana costruita nel 1590 ed oggi rimasta isolata. Nella vicina ottocentesca Chiesa di San Bonaventura si ammira una tela del tardo Settecento con San Francesco che prega la Vergine per il piccolo San Bonaventura. La Cattedrale di San Nicola, che sorge in piazza Cavour risale al 1581 ma nel 1779 venne ampliata e rimaneggiata, l’interno presenta un ciclo di affreschi del 1880, una bibbia di San Bonaventura e un reliquiario in argento del 1491 che contiene un osso del braccio destro del santo bagnorese. Nella piazza Sant’Agostino, dopo un l’ampia scalinata del Palazzo comunale, si trovano la Chiesa di Sant’Agostino, risalente al Mille e un monumento , dedicato a San Bonaventura, realizzato da Cesare Aureli nel 1897. L’interno della chiesa ospita affreschi di vari autori, tra cui il viterbese Giovan Francesco d’Avanzarano (XVI secolo). Nell’adiacente seminario si apre il chiostro cinquecentesco del Sammicheli, con un pozzo realizzato agli inizi del ‘600 da Ippolito Scalza. Proseguendo per il viale Agosti si raggiunge il Belvedere, dove si notano i resti del convento in cui ricevette la prima educazione San Bonaventura. Da qui si ammira lo stupendo panorama di Civita tra i calanchi argillosi che scivolano fino al Tevere. Presso il colle Calvario, meglio conosciuto come Divino Amore, nella parte nuova del paese, sorge la Chiesa di San Francesco Nuovo, costruita alla fine del Settecento, dopo l’abbandono del vecchio convento, causato dal terremoto del 1695.