Villa San Giovanni in Tuscia

Villa San Giovanni in Tuscia E’ uno dei comuni più piccoli d’ Italia, distante da ogni via di comunicazione, tra i silenzi delle zone archeologiche di Grotta Porcina, Valle Cappellana e Blera. Il toponimo è a radici intrecciate, Villa è da riferire ad una preesistente villa rustica del periodo romano (III-IV secolo d.C.), proprio dove sorge oggi il paese. L’identificazione della struttura avvenne per caso e a più riprese, nel 1927 e nel 1961, a seguito di lavori di scavo, in contrada le Fortezze e in piazza del Comune. I reperti rinvenuti sono conservati nel Palazzo comunale. San Giovanni è il nome dato al borgo intorno al 1550 da tale Giovanni Anguillara di Ceri dopo aver ricevuto in eredità il feudo dal padre Lorenzo, a sua volta concessogli da Leone X; la precisazione “in Tuscia” è per distinguerlo da altri centri omonimi. Villa San Giovanni in Tuscia prima del 29 agosto 1961 si chiamava San Giovanni di Bieda (Bieda era l’antico nome dell’adiacente centro di Blera). Giovanni Ceri per popolare il luogo ricorse a un bando con cui avrebbe concesso privilegi a quelle famiglie decise a ricostruirsi una vita da quelle parti. Arrivarono una ventina di coloni da più parti d’Italia; alcuni di loro, qualche anno dopo, quando il fondo ritornò alla chiesa per estinzione della famiglia dei Ceri, sottoscrissero un giuramento di fedeltà al pontefice. I loro nomi, i primi sangiovannesi autentici, si trovano scritti a penna nel “Libro de’ Convenuti alla Villa di San Giovanni di Bieda”, forse il più antico volume dell’archivio comunale. La Parrocchiale di San Giovanni Battista (patrono del paese insieme ad Albano e Benedetta) venne costruita, sulle rovine di una precedente chiesa, agli inizi del 1700 con la partecipazione attiva degli abitanti. L’interno, a una navata di stile tardo barocco, custodisce una pala con la Nascita di San Giovanni Battista, opera di Francesco Guerrini, un pittore locale. Una località così piccola ha avuto comunque, due figli illustri: monsignor Simone Medichini (1831-1916) cultore di scienze naturali e membro dell’Accademia dei Nuovi Lincei, e padre Mauro dell’Immacolata il cui nome è legato alla causa di beatificazione di Maria Goretti, come postulatore e biografo. In località Valle Cappellana, a circa quattro chilometri dal paese, è visibile un tumulo di grandiose dimensioni (VII-VI secolo a.C.) sul quale si aprono due tombe, riferite ad alcuni insediamenti agricoli dei dintorni. All’esterno del tumulo è stata rinvenuta una statua di peperino raffigurante un leone disteso, oggi custodita nel piccolo Antiquarium della vicina Barbarano Romano. Al termine dei lavori di ripristino, il complesso funerario ha restituito un corredo composto da una serie di aryballoi del corinzio arcaico, alcune fibule d’oro, kylikes di bucchero e calici.