Vejano

Vejano Tutto lascia pensare che Vejano sia stato fondato dai profughi dell’etrusca Vejo dopo la distruzione ordinatane da Furio Camillo nel 396 a.C. L’antico centro di Alteto in località Acquaforte lungo l’antica Clodia, fa ancora intravedere resti di poderose mura etrusche, su cui poi è sorto un centro abitato oggi scomparso, unitamente ad alcuni sepolcreti sparsi nei dintorni . Il particolare di essersi trovato per secoli sulla via tra i vecchi abitati di Alteto e Ischia, gli giovò il nome di Viano, convertito in Vejano nel 1872 anche per evitare confusione con Viano in Emilia. Un tempo le sue colline, ricche di boschi e di pascoli tra le rive del Mignone, accoglievano nutrite schiere di buoi maremmani : uno di questi è finito emblematicamente nello stemma comunale. Le origini dell’attuale paese datano intorno al XII secolo: un accenno alla sua esistenza appare nella relazione sul trasporto delle reliquie dei martiri Ilario e Valentino alla cattedrale di Viterbo nel 1303. In precedenza si ha notizia di un certo Leone degli Anguillara che si dichiara figlio del visconte di Viano. Furono proprio gli Anguillara ad attestarsi, insieme ai di Vico, per primi nella zona, senza, tuttavia, alcun rimpianto, considerato i soprusi e le malefatte sulle povere popolazioni del posto. Nel 1465 il territorio venne confiscato da Paolo II e finì in seguito, attraverso una lunga serie di passaggi di proprietà, tra le mani di Pietro Millini, Bartolomeo della Rovere, Virginio Orsini e, nel 1493, di Giorgio Santacroce, la famiglia cui sono anche legate le sorti della vicina Oriolo Romano, fondata intorno alla metà del Cinquecento da un discendente dello stesso casato. I Santacroce legarono il loro nome per oltre due secoli alle sorti del paese, rilanciando l’agricoltura con l’afflusso di consistenti capitali. Giorgio Santacroce, in linea con le politiche di rinnovamento suggerite dai Farnese, restaurò il castello e la Chiesa di Santa Maria. Suo nipote Giorgio II fu condottiero della repubblica di Firenze dove morì nel 1529 .Onofrio II (figlio di GiorgioI) morì nel 1551. Gli successero il figlio Scipione, vescovo di Cervia(morto nel 1583), e Giorgio III, fondatore di Oriolo Romano, morto nel 1591. Fu lui a rinnovare e promulgare il novo statuto, articolato in cinque libri: degli Uffici pubblici, dei giudizi civili, de criminali, de damnis, de extraordinaris. L’ultimo signore fu Onofrio III, figlio di Giorgio III, decapitato a Roma nel 1663 in seguito all’accusa di complicità nell’assassinio della madre. Così terminò l’epopea dei Santacroce. Dopo i Santacroce , nel 1671, il feudo passò alla famiglia Altieri e successivamente ai rampolla di Napoli. Di queste alterne vicende è testimone il Castello baronale , più volte abbattuto e ricostruito, è sicuramente il monumento più rappresentativo di Vejano. Nel piccolo paese possiamo inoltre trovare, la Chiesa di Santa Maria, ricostruita agli inizi del Cinquecento, su preesistenti strutture del XIV secolo. Conserva una reliqia di Sant’Orsio e il corpo di Sant’ Emilio. Nel giorno dell’anniversario della morte di Sant’Orsio (29 Gennaio) , in suo onore, i vejanesi, distribuiscono la “zuppa “ (pane inzuppato nel vino). Lo fanno per ricordare la “grande sete” che il santo soffrì negli anni dell’espiazione dei tre delitti da lui compiuti (moglie, figlio e padre). Nella parte più antica dell’abitato, si trova la Cappella dei Santacroce, costruita in forme rinascimentali su disegno attribuito a Sangallo il Giovane, che custodisce i sepolcri di Onofrio, Scipione e Giorgio Santacroce, signori di Vejano.