Proceno "Un Castello oltre che nobile, anche inespugnabile", lo si legge nei "Commentari" di Pio II (XV secolo). Proceno conserva, infatti, a distanza di secoli un sottile carisma di noblesse, per la presenza dell'apprezzato patrimonio storico, e il discreto distacco da tutto cio' che e' "massa". Fuori tiro ai turisti della domenica, ma apprezzata da coloro che d'estate la privilegiano per i suoi silenzi e l'ambiente. L'abitato si trova in una posizione incantevole , dove si fa più ambiguo il compromesso tra la cultura "terragna" dell'Alto Lazio e la "rusticita' gentile" della Toscana. Il panorama dal punto più elevato del poggio e' superbo con la groppa azzurro- cielo dell'Amiata , la gola serrata dello Stridolone e le postazioni solitarie Castell'Azzara, Radicofani e Torre Alfina. Per le origini la tradizione fa ricorso a Porsenna che alla fine del VI secolo a.C. di ritorno da Roma diretto al suo regno di Chiusi venne assalito notte tempo nei boschi del poggio da un feroce cinghiale, poi miracolosamente ucciso. In riconoscenza agli dei, fece erigere dapprima una stele e poi una citta', Proceno. I ricordi di questa leggenda aleggiano in parte nello stemma comunale( dove appare una testa di cinghiale). L'antico nome di Porsena si trasformera' in Percenum e, quindi, in quello attuale. Non si sa molto della Proceno romana se non una fugace citazione dell'Ager Sentinas nella "Charta Tusciae antiquae" dell'abate Ortelio (1584), riferita alla frazione di Centeno lungo la consolare Cassia. Proceno riappare in alcuni documenti al tempo delle invasioni barbariche, ma non si fa accenno a nessun centro abitato. Intorno al Mille la sua strategica posizione viene premiata da GregorioV che fa edificare sul poggio una Rocca restaurata e potenziata nel 1157da Adriano IV. E' ancor oggi un complesso imponente a forma rettangolare con tre torri , di cui una quadrata dominante, unite da un muro di cinta merlato. Nel 1240 dovette soccombere all'imperatore svevo Federico II in marcia verso Roma; questi probabilmente alloggio' nella Rocca, e qui celebro' il processo contro i guelfi di Giovanni Brienne. Al tempo delle liberta' comunali, per la sua fedelta' al papato le vennero concessi benefici e privilegi da parte del pontefice Bonifacio VIII, unitamente al diritto, secondo alcuni, dio aggiungere allo stemma comunale le chiavi di San Pietro. Siamo agli inizi del XIV secolo, un periodo relativamente florido per Proceno, il quale godeva anche di un ordinamento militare proprio (un esercito composto da un centianio di uomini)e al tempo di Giovanni XXII fu tra le citta' confederate contro Lodovico il Bavaro. Gli affreschi di scuola senese rinvenuti nella gotica Chiesa di San Martino attribuiti alla scuola di Pietro Lorenzetti, confermano i rapporti amichevoli con la citta' del Palio. Nel ‘400 il castello, pur conservando la propria autonomia comunale, venne assegnato all'antipapa Giovanni XXIII agli Orsini di Pitigliano prima di passare sotto la signoria degli Sforza : inizialmente Francesco e poi il cardinale Guido Ascanio e i suoi fratelli , fra cui quel Paolo I che partecipo' col grado di generale alla battaglia di Lepanto nel 1571. Di questo periodo, così fecondo per la vita culturale di Proceno, rimane l'aristocratico Palazzo degli Sforza fatto costruire dal Cardinale Guido Ascanio nel 1537. Alla prima meta' del Cinquecento e' anche da riferire la ricostruzione della Chiesa della Madonna del Giglio. Danneggiata dal terremoto del 1909, restaurata nel 1926 e riaperta il 27 aprile 1960, festa della madonna del Giglio. Conserva degli affreschi della scuola degli Zuccari. La Parrocchiale del Santissimo Salvatore, di origini Gotiche, conserva alcuni affreschi del XIV secolo. Dopo gli Sforza il feudo passo', alla fine del seicento, alla famiglia Mazzanti; seguirono quindi le vicende della dominazione francese, della repubblica romana e dell'occupazione dello stato pontificio da parte dell'esercito italiano. Dal 1927 appartiene alla nuova provincia di Viterbo. I protettori del paese sono San Vincenzo Ferreri e Sant'Agnese da Montepulciano. Centeno Un piccolo abitato, dove un tempo sorgeva un castello a presidio dell'Ager Sentinas, deve il nome alla sua particolare ubicazione, proprio al centesimo miglio da Roma sulla via consolare Cassia. Fino al 1870 fu sede della dogana pontificia: il confine con la Toscana coincideva col ponte sul torrente Elvella. Agli inizi del 1625 vi dimoro' una ventina di giorni Galileo Galilei in viaggio a Roma per eseere giudicato dal Santo Uffizio.