Montefiascone Definita dal Dennis il centro geografico dell’Etruria per il suo superbo panorama si ammira dai suoi belvedere, a circa 600 metri di altitudine sull’orlo di un vasto cratere vulcanico che scivola verso il lago di Bolsena. Montefiascone presenta una posizione strategica e invidiabile resa fruibile dalla consolare Cassia che a sud l’unisce a Viterbo e, a nord, a Siena e Firenze. Il nome evoca subito il binomio Monte e Fiascone in omaggio ai vigneti e al suo acclamato Est! Est!! Est!!! Le radici del toponimo sono anche propense ad ammettere un mons faliscorum, con riferimento ai falisci che sarebbero approdati da queste parti dopo la distruzione dei vari centri dell’ ager faliscus a opera dei romani. Le notizie storiche si fanno più decifrabili a partire dall’ VIII secolo quando il paese, si donò spontaneamente alla Chiesa entrando a far parte del patrimonio di San Pietro. Nel XII secolo si organizzò in libero comune. Nel 1207 Innocenzo III lo fece sede del rettore del patrimonio. Alcuni anni dopo fu occupato da Ottone IV e nel 1240 da Federico II. La diocesi venne istituita nel 1369 da papa Urbano V con la celebre bolla Cum illius, tutt’oggi conservata nell’archivio della cattedrale; successivamente fu conquistata da Pietro Vico (1385). Nel 1434 la città subì l’assedio di Francesco Sforza, rimanendo in possesso dei Bracceschi, sino all’anno successivo, quando il popolo insorse e venne ripristinato il potere pontificio. Il cardinale Alessandro Farnese nel 1504 tentò invano di farne la capitale del ducato. Il 1° maggio 1527 subì il sacco dei lanzichenecchi; il 20 aprile 1536 accolse l’imperatore Carlo V. Alla fine del secolo venne istituito a Montefiascone, dal cardinale Barbarigo, il seminario vescovile che per anni fu centro di studi teologici e umanistici di risonanza mondiale. Il 1° settembre 1719 si celebrarono nella cattedrale le nozze tra Giacomo III di Stuart, pretendente al trono di Inghilterra, ela principessa polacca Clementina Sobieski. Nel 1798 subì l’occupazione Francese e il 18 settembre 1860 l’assalto dei Cacciatori del Tevere. Dieci anni dopo si unì al regno d’Italia. Meritano di essere sottolineati i rapporti che il paese ebbe con i pontefici. Sin dai tempi dell’alto Medioevo quando i papi cominciarono a frequentare Montefiascone per brevi periodi di villeggiatura e spesso per motivi di sicurezza, ci fu un continuo scambio di fiducia e affetto che resero agli abitanti del posto benefici e privilegi. Non a caso nel 592, venne risparmiata dai longobardi per merito di papa Gregorio I. La località stessa ha inviato al soglio pontificio un paio di suoi concittadini, Marino I ( o Marino II) e Romano I. Il papa che più di ogni altro ha saputo dimostrare amore e riconoscenza fu Urbano V che nel 1367 riportò la sede papale a Roma e fece ristrutturare radicalmente la rocca di Montefiascone, innalzandola a rango di diocesi. Altri pontefici che portarono benefici a Montefiascone furono Giulio II che riconfermò privilegi e statuti (1504), provvedendo all’ampliamento della rocca e Leone X che soggiornò a Montefiascone per diverse estati con la sua corte composta da artisti e letterati: Michelangelo Buonarroti, Antonio da Sangallo il Giovane, Pietro Bembo e altri. A Paolo III si riconoscono ulteriori lavori di abbellimento della rocca. In precedenza, da vescovo della diocesi, aveva chiamato il Sanmicheli perla costruzione della cattedrale. Il 3 settembre 1857 Pio IX entrò in città tra l’entusiasmo della popolazione; in quell’occasione gli amministratori costruirono una porta dedicandola al pontefice “Porta Pia”. La visita ai monumenti non può che iniziare dal poderoso Duomo, la cui cupola, è seconda per grandezza solo a quella di San Pietro a Roma. Il primo stralcio dei lavori porta la data del 1483, anno in cui vennero gettate le basi perla costruzione della cripta. Si voleva dare una risposta convincente al titolo di diocesi siglato da Urbano V. Scendendo nella cripta a forma ottagonale, con suggestivi effetti di prospettiva e di luce, si avverte subito la mano di un grande artista: un cerchio centrale di otto pilastri, uniti da archi a tutto sesto, su cui poggia una cupoletta circondata da una lunga volta anulare. Alcuni documenti del XVII-XVIII secolo segnalano le direttive di Donato Bramante. La fabbrica superiore è invece opera di Michele Sanmicheli, su commissione di Paolo III allora vescovo di Montefiascone (1519). La grande cupola, di oltre un secolo più tardi (1674), porta la firma di Carlo Fontana; l’attuale facciata, con le due torri campanarie, è del 1840 su progetto di Paolo Gazola. La Rocca dei Papi, nel punto più alto del paese, ci riporta invece alle origini, quando quassù si eressero forse le prime fortificazioni etrusche e romane. Nel 1207 Innocenzo III vi fece eseguire lavori di consolidamento, altri interventi furono disposti da Urbano V nel 1368 e da Eugenio IV. Cesare Borgia, su disegno di Giuliano da Sangallo il Vecchio, l’ammodernò agli inizi del Cinquecento. Poco più tardi Antonio da Sangallo il Giovane portò radicali trasformazioni per ordine di Giulio II e Leone X. Il terzo capolavoro di Montefiascone è la Chiesa di San Flaviano che sorge ai piedi del colle proprio nel punto ove s’addensarono i primi insediamenti romani, lungo la vecchia consolare Cassia. Sembra chela prima costruzione risalga al VI secolo d.C. Il corpo di San Flaviano (vissuto intorno alla metà del iV secolo) vi sarebbe stato trasportato nel IX secolo. L’interno della chiesa , conserva una nutrita serie di affreschi umbro-toscani di varie epoche. Il tempio ci riserva la curiosità di una lastra tombale con la scritta (“EST EST EST. Per il troppo Est qui morì il mio signore Giovanni Defuc”) che allude alla legenda del vino del posto, famoso non solo in Italia. La Chiesa di Sant’Andrea romanica , si fa apprezzare per la semplicità della facciata scandita da un elegante portale e dal rosone, a un paio di chilometri lungo la strada verso Marta , c’è la rurale Chiesetta di Santa Maria, che Sangallo il Giovane realizzò nella prima metà del Cinquecento. Al centro storico si accede tramite la Porta Adovrandi, davanti al piazzale Roma. L’arco sotto la torre dell’orologio accede a uno degli angoli più belli del paese con il Palazzo Comunale dominato da un massiccio campanile a vela, il Palazzo Renzi, la Chiesa di Sant’Andrea e il pozzo fatto scavare da Urbano V nel XIV secolo. Montefiascone é nota in Italia e nel mondo per il suo leggendario vino l’Est! Est!! Est!!! , tanto, lo si deve, a Giovanni Defuc (XII secolo). Nel 1111 il suo fedele servitore Martino, diretto a Roma, probabilmente da Magonza, per l’incoronazione di Enrico V, precedeva il suo signore con alcuni giorni di anticipo, avendo il compito di ispezionare le varie cantine lungo il percorso; quando trovava il vino buono doveva scrivere sulla porta dell’osteria Est, ovverosia “c’è”, se era ottimo, raddoppiava l’indicazione con Est Est. A Montefiascone , il vino del posto dovette però convincere Martino a afforzare l’affermazione con la triplice esclamazione Est! Est!! Est!!!. A Defuc non sfuggì la puntigliosa segnalazione e, secondo la leggenda , si fermò a gustare più di un bicchiere. Anzi, di ritorno da Roma, decise di stabilirsi a Montefiascone, dove morì dopo alcuni anni, si dice, per il troppo bere.