Montalto di Castro Per distinguersi dagli altri cinque comuni che in Italia portano lo stesso nome , si fa chiamare “di Castro” con il pensiero rivolto al ducato che i Farnese eressero da queste parti fin dal tempo di Paolo III (1537). Situato nella maremma Viterbese, tra il Lazio e la Toscana, Montalto è uno dei suoi centri più attivi .Sorge lungo la statale Aurelia, a breve distanza dalla costa tirrenica, a presidio di una delle campagne più floride dell’Italia centrale, destinata a vaste coltivazioni di cereali, barbabietole, pomodori, finocchi,carciofi, peperoni, oliveti e vigneti. E pensare che il luogo era una boscaglia paludosa e infestata dalla malaria, così scriveva nella prima metà dell’Ottocento l’esploratore britannico George Dennis. Il miracolo del risanamento agricolo porta la data degli anni Cinquanta del XX secolo, allorquando una legge dello stato avviò un radicale processo di bonifica dei terreni, espropriandoli ai grandi latifondisti e assegnandoli ai contadini. La stessa Pescia Romana, una delle frazioni proprio ai confini con la Toscana, vide l’inaugurazione nel 1961 del nuovo borgo, sorto in seguito alla riforma agraria. Alla Montalto agricola, si contrappone, in una salutare e reciproca osmosi di forze e risorse, la Montalto marina che gode i favori di un vasto arenile, dove si affacciano centinaia di villette e residences e dove giungono le acque del fiora al termine di un percorso tra zone di raro interesse archeologico. La storia antica ci rimanda, invece, all' etrusca Regas (Regisvilla per i romani) un pagus di contadini e pescatori agli ordini di un re dei pelasgi, tale Maleos. Oggi rimane ben poco, neanche il nome dal momento che la zona è stata ribattezzata Le Murelle. L’archeologo sa comunque individuare nelle assolate campagne le numerose tombe a fossa e, soprattutto, la venatura di un grande recinto ( di età romana) entro cui si attestava un presidio di difesa. L’abitato aveva addirittura un porto, oggi totalmente sommerso; i modesti ruderi a circa 300 metri dalla riva sono soltanto un utile riferimento per i subacquei della domenica. Un successivo capitolo di storia ci mette al corrente di un Forum Aurelii che, secondo la “Tavola Peutingeriana” ( così almeno dice il Dennis) doveva trovarsi tra le foci del Marta (presso Tarquinia) e del Fiora. L’attuale abitato, su un modesto “Monte alto”, per la sua posizione di confine tra lo stato pontificio e il granducato di Toscana, ha conosciuto le alterne vicende comuni a quei centri contesi a lungo tra la Chiesa e i vari feudatari: i Prefetti di Vico ad esempio, ma anche i conti di Santa Fiora, gli Orsini e ovviamente i Farnese. L’assetto urbanistico del centro storico accenna a vaghi ricordi medioevali con piazzette, viuzze, voltoni, pezzi di mura di cinta, tra cui si fa subito notare la Parrocchiale settecentesca, ricostruita certamente su una chiesa preesistente. Su tutti domina il Castello Guglielmi di cui però riconosciamo ben poco della primitiva grinta trecentesca. Piuttosto suggestivo, pur nel decadente abbandono, il Palazzo del Chiarone, lungo la via Aurelia, che fungeva da dogana pontificia. Le sue numerose stanze con l’appartamento del papa, le stalle e la prigione, ne fanno uno dei monumenti-albergo più singolari della Maremma. Da Montalto è facile raggiungere la zona archeologica di Vulci che in buona parte ricade nel confinante comune di Canino. Nei pressi del Castello dell’ Abbadia si conserva, opportunamente restaurato e destinato a punto di ristoro, il Casale dell’Osteria, apprezzato esemplare di casa colonica del tempo della riforma fondiaria.