Ischia di Castro Il paese, a meta' strada tra il mar Tirreno e il lago di Bolsena, sembra un' "isola" di tufo tra la campagna pre-maremmana : il toponimo di Ischia altro non sarebbe, dunque, che la trasformazione di insula. Altri sostengono che il nome del comune derivi da "ischio", termine con cui vengono indicate le querce bianche e il ligustro. La specificazione "di Castro", aggiunta nel 1871, e' necessaria per distinguere il centro dalle sei consorelle che sorgono in Italia tra frazioni e comuni. Chiarisce, inoltre, l’appartenenza ad Ischia –come molti altri centri del Viterbese-al vecchio ducato di Castro. Intorno al Mille, Ischia compare nell’elenco dei paesi del patrimonio di San Pietro su cui governavano gli Aldobrandeschi con il consenso di Gregorio VII. Ben presto, però, agli inizi del Duecento, l’abitato, insieme ad altri limitrofi, si pose sotto la protezione di Orvieto che in seguito affidò la zona ai Farnese. Quest’ultimi, appartenenti a una tra le principali famiglie orvietane, assursero a grande importanza nella prima meta' del Cinquecento, quando un loro esponente, il cardinale Alessandro, salì al soglio pontificio col nome di Paolo III. Nel 1450 il casato si era però gia' diviso in due rami: a Bartolomeo toccò Latera e Farnese, al cardinale Alessandro tutto il resto, compresa Ischia di Castro. Ischia e Farnese, distanti l’una dall’altra appena tre chilometri, furono dunque divise per molti anni con ripercussioni sul piano economico e culturale. Ecco perché dopo la distruzione del ducato di Castro, creato da Paolo III per il figlio Pier Luigi , il territorio passò ad Ischia e non a Farnese, malgrado fosse più vicina. Dopo il 1649, Ischia tornò nuovamente allo stato pontificio restando sotto la sua protezione, con alterne vicende, fino al 1870. Dopo la restaurazione del 1816, Pio VII per ricompensare Antonio Canova dell’opera di recupero di molte opere d’arte, trafugate durante il periodo napoleonico, lo nominò marchese di Ischia. Nel paese rimangono una via a lui intitolata e un prezioso calice custodito nella parrocchiale. Per una visione panoramica dell’abitato, arroccato intorno a Palazzo ducale, occorre raggiungere la strada verso Farnese che sale sulla collina antistante. “Giù di dentro”, secondo una colorita ed appropriata definizione popolaresca, e' la parte più antica del borgo, quella chiusa intorno alla Rocca-così viene chiamato il Palazzo ducale- forse iniziata dal Sangallo ma non compiuta. Vi si accede attraverso una porta ad arco su cui sovrasta la Torre dell’Orologio; dalla piazzetta di Sant’Antonio, ove sorge il Palazzo municipale, si raggiungono la Parrocchiale di Sant’Ermete, con un fonte battesimale cinquecentesco, la Chiesa della Madonna del Carmine e la Chiesa di San Rocco che conserva alcuni affreschi di scuola manieristica. Nel Museo civico si ammirano vari reperti archeologici rinvenuti nella vicina necropoli di Castro. Nella rupestre Chiesetta della Madonna del Giglio si conservano alcuni affreschi del Quattrocento. L’economia del posto si affida prevalentemente all’agricoltura e all’allevamento.